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lunedì 24 dicembre 2012

what I believe in


Dato che si avvicina una partenza..su quel mezzo di trasporto che non smetterò di chiamare treno.. nonostante sia un aereo. Ma ho notato che non sono l'unica.. per me, almeno, è tutta colpa della paura (terrore puro) di volare. Vorrei poter raggiungere ogni angolo del mondo in treno (attaccato al suolo!) al posto che volarci sopra, per così dire...

Io credo nei treni, in quelle linee parallele che corrono verso l’orizzonte senza incontrarsi mai. Credo che le persone migliori si incontrino così, per caso, alla fermata dell’autobus di quel posto dove non eri mai stato, in stazione mentre guardi il tabellone aspettando di sapere su quale binario avrà inizio il tuo viaggio, in quella carrozza un po’ spoglia di quel vecchio vagone in partenza. O all’arrivo, perché no. Credo negli incontri, negli scontri. Ne servono milioni per colmare un giorno, ogni attimo è un continuo incontro. Quelli più comuni, nostro malgrado, sono i così detti incontri mancati. La persona del sedile accanto alla quale non abbiamo rivolto nemmeno un sorriso perché ammaliati dal paesaggio che scorreva dolcemente fuori dal finestrino, o perché il tormento dei pensieri e il richiamo del sonno hanno preso il monopolio della nostra mente. L’autista di un pullman vuoto che ci racconta la sua vita ma noi, incapaci d’accettare quel regalo inaspettato, ci dimentichiamo d’ascoltare perdendoci a riflettere sul poi e su altre persone, immancabilmente mancandone una. Credo nelle persone, in quello che sono senza fronzoli e maschere. Perché sono belle così, al naturale, perché ogni vita è una storia e ogni uomo un libro fitto di righe colme di parole che riempiono le pagine invisibili del suo nome. Perché ogni individuo ha qualcosa da raccontare, da condividere purché gli si dedichi abbastanza tempo, a condizione che si sia disposti a leggere tra i gesti ed i sorrisi, tra una lacrima e un silenzio. Credo nel caso, nei casi che ci permettono di venire a contatto con realtà che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Come quel parente di cui ignoravi l’esistenza pure così vicino a te che ti ospita una manciata di mesi prima di spegnersi; come quel treno volutamente perso che non è mai partito, che sapevi non ci sarebbe stato e che, nonostante tutto, non hai mai rimpianto; come le parole precise e sicure di una persona appena conosciuta che riesce, tuttavia, a ricostruire la tua vita, a cogliere ciò che non dici semplicemente osservando la luce nei tuoi occhi. Le targhette scambiate, il materasso aggiunto, una passeggiata in riva al mare, le palme e un cerchietto alla deriva. Credo nel colore. Ne abbiamo bisogno per dipingere, per sognare, per vivere. Amo le città capaci di sorprendere con le loro sfumature cangianti di ocra, rosso, verde e blu. Affascinano fin quasi a togliere il respiro i giochi cromatici soggetti al mutare delle stagioni, i tratti di una giornata uggiosa e lo sfarzo donato da un sole timido che fa capolino tra le nuvole. Penso che una maglia sgargiante sia in grado di migliorare un umore apparentemente irrecuperabile, che un tramonto e un’alba possano ridare speranza e voglia di fare ad un’anima affranta. Credo nelle città perché sono scrigni di storie e di vite. Sono le persone affaccendate e schive a modellarne il futuro, il presente, e a ricordarne il passato; sono i loro passi svelti lungo le vie del centro a far battere sempre e ancora il loro cuore antico; sono i turisti a portare quel non so che di diverso ed estraneo, solo per farci sentire ancora di più a casa, per rafforzare un senso d’appartenenza irrazionale ma immancabilmente presente. Città vecchie e nuove; città su un lago, a lato di un fiume o in cima alle montagne, nel bel mezzo di una pianura o ai piedi di un declivio. Credo proprio che senza treni ci sarebbero molti meno incontri e, in mancanza di questi, incontreremmo meno persone di quanto ci sia capitato in questi anni. Senza di loro verrebbero a mancare i casi straordinari e terribili in cui siamo incappati così, senza preavviso. Ci sarebbe un po’ meno colore; conosceremmo poche città.
Per questo credo nei treni.        

(ma non nella loro puntualità, eh!)

Elefanti Tristi

1 commento:

  1. sottoscrivo il terrore assoluto di volare....ne sai qualcosa....purtroppo per me non ho fatto tanti viaggi come te, ma non è mai tardi per recuperare....anche se sarebbe davvero un vantaggio se ogni luogo del pianeta si potesse raggiungere in treno.
    Pazienza...vorrà dire che farò largo uso di sostanze stupefacenti :)
    Morbidi

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