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mercoledì 16 gennaio 2013

tra un appunto e l'altro

Mentre dovrei studiare mi torna in mente una piccola traduzione, un'intervista ad uno scrittore che adoro (perchè condividiamo la passione per la Storia, la Storia come vicenda umana, come l'unica e strabiliante vicenda realmente accaduta che ci rende (nostro malgrado) ciò che siamo. Composta da molteplici aspetti, da innumerevoli personaggi che, presi singolarmente, potrebbero persino sembrarci inutili e irrilevanti..). Si tratta di Steven Erikson (qui Morbidi mi prenderà a pugni..), archeologo, antropologo e autore fantasy pressochè sconosciuto. Non so bene nemmeno io come feci a scoprirlo circa 8 anni fa. Ero in libreria, la solita piccola libreria confortevole e accogliente, alla ricerca di un libro qualunque. Beh, non proprio: all'epoca leggevo solo fantasy. Alla ricerca di un fantasy qualunque, quindi. Ed eccolo li, in mezzo a tutti gli altri. I Giardini della Luna. Lessi la trama e non ci capii una virgola.
Lo comprai.
Benedico la mia assenza di logica :) è qualcosa di stupefacente, ma eviterò di parlarne oltre, è una promessa! Solo, come stavo dicendo, mi sono ritrovata a rileggere alcune righe..

"Crede che sia possibile scrivere nuove storie (di fantasia) prendendo spunto dal nostro passato, dalla storia?
Da un certo punto di vista è essenziale: a ben vedere, il futuro ci è sconosciuto, il presente è quasi totalmente insensato. Ad entrambi, presente e futuro, solo il passato è in grado di offrire un contesto verosimile, plausibile. Se estrapolata dal suo contesto, la condizione umana è inspiegabile, inesplorabile, incomprensibile.

Ma c’è un’altra risposta che va ben oltre la domanda per quanto riguarda il fantasy epico ed il suo rapporto con il mondo reale (lo si trova anche in altri generi letterari, ad esempio nella letteratura storica). Sia che ne sia conscio o meno, ogni autore di libri fantasy è alle prese con un dialogo con il mondo reale e dato che il mondo reale cambia, muterà anche la natura di questo dialogo. Scavando nella storia del genere non è difficile notare come i racconti  "senza tempo" furono creati coerentemente ad un contesto di realtà che influenzò notevolmente il mondo immaginario e le storie in esso contenute.
                            
Quello che trovo davvero interessante è il modo in cui questo senso del passato viene percepito dall’autore a dare forma al mondo immaginario e, più specificatamente, a condurre quel meta-dialogo tra fantasy e mondo reale. Trasciniamo sulla pagina le nostre sensibilità e questo può avere risvolti impressionanti. Per esempio, se l’ispirazione dell’autore ed il suo senso del passato provengono da un forte sentimento nostalgico, avremo il Signore degli Anelli. Se invece questo rapporto con il passato assume tratti confusi, traumatici ed è pervaso dalla disillusione, avremo il Ciclo della Compagnia Nera di Glen Cook.


[...]"Ci sono delle differenze tra il pubblico fantasy americano e quello europeo? È luogo comune ritenere che la cultura classica e, in misura ancora maggiore, la storia contemporanea abbiano una presa maggiore sui lettori americani grazie al loro fascino esotico, rispetto che sugli europei. Qual è la sua opinione in merito?
Questo è il mio punto di vista: dipende tutto dall’editore. Solitamente (ma non è certo un assioma), gli editori statunitensi sottovalutano le raffinatezze del loro pubblico: non fanno altro che soddisfare delle aspettative molto basse, pronti a giustificarsi additando le cifre del fatturato, ecc. Ma questa è la storia del serpente che si morde la coda, è un circolo vizioso. Proprio come nella scuola: se si pretende di più dai propri studenti essi si dimostreranno all’altezza delle aspettative. Se, al contrario, le pretese diminuiscono, essi riposeranno sugli allori con un bel sorriso beffardo dipinto in volto (è curioso notare quanti colleghi e quante università, i quali traggono profitto dall’istruzione, stiano effettivamente banalizzando i loro programmi, presumibilmente per attirare un numero maggiore di studenti e quindi di denaro, svalutando stupidamente la loro offerta formativa. È come un’inflazione inarrestabile, ma dei cervelli, non delle valute. E così i capi si compiacciono della micidiale pallottola d’oro da loro creata, proprio mentre stanno per fare fuoco, mirando alle loro stesse tempie).

Generalmente gli editori europei non sottovalutano i propri lettori (posso parlare solo del genere fantasy e, forse, della fantascienza: non sono in grado di esprimermi sul pantano di frivolerie, di libri-panacea e libri fai-da-te in cui metà del pianeta è ormai sprofondato).

Sembra che le discipline delle materie umanistiche come Storia, Latino e Greco non riescano più a stare al passo coi tempi. Siamo testimoni di un lento ma continuo crollo delle iscrizioni ai corsi umanistici delle università. La società d’oggi è interessata e richiede discipline più pratiche ed immediate, più vendibili. Quali sono i suoi pensieri in proposito? Da dove pensa abbia avuto origine questo processo e come potremmo fermare quest’involuzione?
Quando è lo sconforto a prevalere, vedo questa denigrazione delle materie umanistiche come un attacco consapevolmente sferrato alla democrazia: l’ultima cosa di cui hanno bisogno i governanti è una massa illuminata, scettica e ben istruita, persone che potrebbero interferire con la loro volontà di fotterci. Se  l’istruzione si riduce a business anche l’efficacia è misurata in termini economici da quei tecnocrati che non sarebbero in grado di riconoscere un testo latino nemmeno se ce l’avessero stampato in fronte. È questa la marmaglia che affolla le scuole di Business, la cui mancanza di un’istruzione “a tutto tondo” è causata dal sistema stesso della scuola secondaria in cui le specializzazioni arrivano troppo presto (c’è poi l’effetto opposto: spesso i giovani che si specializzano nelle materie umanistiche [che finiscono col diventare giornalisti, colonnisti, ecc.] mostrano una spaventosa ignoranza delle materie scientifiche che vengono guardate di sottecchi con disprezzo e scetticismo). A parer mio, si dovrebbe intraprendere una specializzazione il più tardi possibile. A dir la verità, una delle ragioni principali per cui siamo tornati in Canada quando nostro figlio aveva otto, nove anni, è proprio questa: non volevamo che diventasse uno di quegli idioti incapaci di vedere al di la del proprio naso, esperti di una materia ed in quell’unica materia soltanto [sto accusando il sistema scolastico inglese? Indubbiamente]. In Canada nostro figlio ha avuto un’educazione che spaziava dalla biologia alla musica, ha imparato chimica, fisica, matematica, storia, spagnolo e inglese, e quando all’ultimo momento ha deciso di cambiare percorso universitario, abbandonando ingegneria aereonautica per passare ad archeologia … beh, non c’è stato nessun problema. I giovani devono poter essere liberi di cambiare idea fino all’ultimo secondo possibile. E, scusate, non sono proprio le materie umanistiche da quattro soldi a sostenere i costosi programmi delle università e dei college? Toglietele e avrete ammazzato la gallina. Sono finite le uova d’oro, spiacenti.

Se non sono troppo abbattuto, tento di non pensarci affatto."

Ho concluso la mia parentesi. Tornerò ai libri. 

Elefanti Tristi

12 commenti:

  1. Ah eccolo, eccolo!!!
    Perchè dovrei ucciderti??? Per i giardini della luna??? UAHAHAHAH vai tra, non ho niente contro quel libro e quelli che lo hanno seguito solo che non mi attirano...non per il momento.
    Detto ciò, sono assolutamente d'accordo con l'autore su tutto ciò che detto...anche se non so il latino e faccio pena in matematica XD Perlomeno ci ho provato eheh...
    Morbidi.

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  2. Ah no dovevo prenderti a pugni...no lo sai che non amo le mezze misure...o ti uccido oppure non ti uccido.....comunque non ti uccido.XD
    Morbidi.

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  3. Grazie Morbidi! Hihihi lo so, e non mi aspetto che la gente inizi a leggerlo..ma a quanto pare tempo fa ne ho parlato moltissimo..io nemmeno me ne ricordo O.O
    Elefanti Tristi

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  4. UAHAHAHAHAHAH si...un po' come io con NO,NO (Giovanni Ribisi) -__-'
    Quindi siamo pari! :)
    Morbidi.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. (avevo capito che l'avessi intervistato tu e mi sono vergognata) comunque, Santissime parole, vorrei che lo capissero tutti quanti... su questo argomento, se già non lo conosci ti segnalo questo blog http://cronachedallalibreria.blogspot.it/ , mi fa capire sempre molte cose su editoria e cultura :)

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  7. (magari l'avessi intervistato io Irene! Ho solamente tradotto un'intervista presa da http://thebreathlessquills.wordpress.com/2012/06/12/interview-with-steven-erikson/)
    Grazie mille dalla segnalazione! Ci sbircio subito :)
    Elefanti Tristi

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  8. Mi hai fatto venir voglia di leggerlo.
    Non conoscevo questo scrittore.
    Ti farò sapere.

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    1. Uh, ehm bisogna che ti premetta che è complicato, dannatamente complicato perchè racconta la storia di un altro mondo (che poi giustamente è sempre il nostro). Questi sono il libri più assurdi, lontani (ma al contempo drammaticamente vicini alla) dalla realtà che abbia mai incontrato. Detto ciò..tentar non nuoce, alla peggio avrei letto un libro che un capo e una coda :)

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  9. Visto Elefanti Tristi??? Qualcuno lo leggerà prima di me :)
    Morbidi.

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    1. Hihihi ma io non voglio che tu lo legga..cioè, vorrei che lo leggessero tutti, ma dato che so che è ABBASTANZA improbabile..mi rassegno :)

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    2. no lo so...il punto è che è molto probabile che io prima o poi lo legga, ma.....certo non è un racconto di pirati eheheheh e quindi mi ci vuole un po' :)
      W Long John Silver...chiamato Long perchè "ci" aveva una bella randa XD
      Morbidi.

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